Ci aveva in corpo un fiasco di vino, che doveva dargli coraggio come soldato, e lì per lì se ne trovava d'avanzo.
- Oh, scusate, madonna! - aveva detto a tutta prima, nel colmo dello stupore. - Credevo... non mi potevo immaginare...
Ma presto s'era rimesso in sella. Quel suo dilemma ne faceva testimonianza.
- In fede mia, - soggiunse, dopo un momento di sosta e facendo bocca da ridere, - qui c'è uno scambio. Non me ne lagno, perdinci, non me ne lagno. Direi anzi che ci guadagno un tanto, mia bella contessa.
Nicolosina si ritrasse indietro due passi. Gli occhi luccicanti di quell'uomo le faceano paura. - Sentite, madonna; - ripigliò il Sangonetto, che aveva notato quell'atto di ribrezzo. - Facciamoci a parlar chiaro. Per dare indietro che facciate, non uscirete di qui. Ancora due passi e vi troverete al muro. Non vi schermite dunque inutilmente; non guastate in vani contorcimenti la vostra serena bellezza.
- Mio Dio! mio Dio! - mormorò la povera Nicolosina, giungendo le palme sul seno e levando al cielo uno sguardo atterrito.
- Siete bella, - proseguì il Sangonetto - molto bella, troppo bella, ve lo dico io, che me ne intendo, e, da vent'anni in qua, non fo che studiare di questa importante materia. Non vi aspettavate la mia visita, lo so; ma fuggivate quella d'un altro. Vi basti di averla cansata e di averci, non fo per dire, guadagnato nel cambio. La Nena di Verezzi, che ci ha, senza farvi torto, il primo paio d'occhi di tutto il paese, dice che io sono il più bell'uomo del Finaro.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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