Perciņ, non mi venne fatto di appagare il desiderio che sempre avevo avuto fortissimo di vedere la "fiumana bella" che
Intra Siestri e Chiavari s'adima;
vederla, s'intende, al naturale, che dipinta l'ho in pratica assai, grazie al mio amico Tamar Luxoro, che pare ne sia innamorato cotto, e vi ha gią intinto non so quante volte i suoi valorosi pennelli. Neanche potei salutare il Chiappaione, quella famosa cava di lavagna, dove il mio venerato Giuseppe Revere scrisse le pił belle pagine e le pił gravi d'insegnamenti delle sue Marine e Paesi, dopo avere udito i discorsi del fiero conte di Lavagna, di Andrea Doria, di Cristoforo Colombo e di tanti altri valentuomini della etą dei giganti.
Ma se tante altre cose non vedemmo, ci fu dato almeno di abbracciare il nostro amico Prandina, valente chirurgo, gią soldato della Legione Lombarda, con essa sbalestrato nel 1849 a Chiavari, e colą trattenuto dall'affetto per tutto il resto della sua vita; salvo, s'intende, le volate epiche di quattro campagne garibaldine. Egli era in quei giorni sulle mosse per fare il nostro medesimo viaggio; e lą, nei pochi momenti della nostra fermata, ci fu pronto ed amorevole dispensatore di due cose che lo stomaco cominciava a sentir necessarie: una fetta di arrosto e una bottiglia di vino. Condonatemi questi ricordi gastronomici. Anche gli eroi d'Omero mangiavano come Turchi e bevevano come Cristiani, quantunque fossero la pił parte di sangue immortale, e al babbo e alla mamma avessero potuto chiedere un assaggio di pił poetiche imbandigioni; l'ambrosia, per esempio, od il nčttare.
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