Il cavallo, che probabilmente non aveva ancora mangiato in quel giorno, non voleva saperne a nessun patto; e fu bene per me, che approfittai del suo passo ordinario per ammirare il grazioso ricamo architettonico di Santa Maria Novella; bellissima cosa e bellissimo nome.
Andavamo, come ho già detto, ad alloggiare alla locanda della Luna. A me parve di esserci già, nella luna, quando la carrozza entrò nella piazza della Signoria. Maraviglia delle maraviglie! L'albergo, dove giunsi dopo una svolta, lo vidi appena, tanto che non ne ho conservato memoria; rammento che mi risciacquai il viso in fretta, e più in fretta spolverata la giacca e il pioppino, scappai subito fuori per ritornare in piazza della Signoria, a guardare la severa mole di palazzo Vecchio, con quella sua gran torre a sbalzo sull'orlo della merlata, poi la loggia dei Lanzi, mirabile da lontano per l'eleganza delle forme, più mirabile da vicino per ricchezza di marmi e di bronzi stupendi, che uno solo basterebbe ad illustrare un'età. Non parlo del gruppo moderno, Pirro e Polissena, del Fedi, buona scultura che si reputò degna di aver posto colà, dopo averla ammirata da sola nello studio dell'artefice, mentre laggiù, tra le grandi cose, è piccina, e par più leccata che graziosa al confronto di tanta larghezza di fare a cui s'improntano le statue vicine. Grandeggia là dentro l'arte di Gian Bologna col suo Ratto delle Sabine, miracolo di torsi e di gambe intrecciate senza ombra di sforzo; grandeggia il Cellini col suo Perseo, che è di bronzo, ma vola.
| |
Santa Maria Novella Luna Signoria Signoria Vecchio Lanzi Pirro Polissena Fedi Gian Bologna Ratto Sabine Cellini Perseo
|