- Se sono italiani, - si argomentò - diranno un bel "ciceri" chiaro e tondo; se sono francesi, saranno costretti a sibilare un forestiero "sisserì" che darà modo di conoscerli ad occhi chiusi. -
Lo spediente era adamitico; ma che volete? pare che i Francesi ci cascassero quasi tutti. Dicevano "sisseri" ed erano spacciati senza misericordia. Così la leggenda. Ma non tutti, come ho detto, non tutti. Ci fu tra gli altri un certo Vassé, che rispose un "ciceri" largo tanto. Ed egli seppe solamente più tardi come la flessibilità accidentale della sua lingua gli avesse salvata la pelle.
Ora, fu proprio questo Vassé l'antenato storico del mio amico. Venuti poco dopo in terraferma, i Vassé ebbero il feudo di Pietramellara, presso Caserta, e ne tolsero il nome, che fu degnamente portato. Nel 1849, per non dirvene altro, un Pietramellara, discendente dagli antichi Vassé, moriva gloriosamente a Roma, combattendo contro i Francesi puntellatori del poter temporale dei Papi; e questi era il fratello maggiore del mio Ludovico, soldato anch'egli di tutte le patrie guerre dal '48 al '67, e soldato valente.
Nel '66 lo avevo conosciuto capitano, e non ho più dimenticata la bellissima notte tirolese, al cui dolce chiarore abbiamo saldati i vincoli della più schietta amicizia, tra uno scambio affettuoso di ricordi personali, una infilzata di duetti della Norma, e la preparazione di un'arringa al tribunale militare di Storo.
Vi racconto anche questa? Sergente da principio nei Carabinieri Genovesi, ero passato sottotenente a mezzo luglio nell'ottavo reggimento, comandato dal colonnello brigadiere Carbonelli.
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