Probabilmente dov'è Menotti, proprio alle spalle di Roma, l'unico punto donde si possa tentare, per la linea d'operazione più breve, un colpo efficace. Andiamo dunque, poichè la scelta sta in noi, a raggiunger Menotti, e incominciamo a metterci in istrada ferrata per Terni. Giunti colà, studieremo il terreno; tre o quattro persone passano facilmente dovunque vogliano, solo che usino un po' di prudenza.
Notate che noi non sapevamo nulla di comitati che fossero a Terni, o in altro luogo di confine: andavamo proprio a tentoni. Neanche sapevamo di trecento genovesi che dovessero venirci compagni, e senza troppa difficoltà, tre giorni più tardi. Eravamo da principio due soli; a Firenze ci eravamo fatti manipolo, per cinque o sei che erano giunti di qua o di là; altri due o tre c'erano già prima di noi, e tutti contavamo di andare alla libera, per metterci poi dove meglio ci fosse tornato.
Al deputato Carbonelli, mio colonnello dei '66, allora a Firenze e desideroso di partecipare a quell'altra levata d'insegne, era parso buono il nostro divisamento; ed egli e tutti noi ce ne partivamo da Firenze la sera del 14 ottobre, come altrettanti giramondi che volessero andare a Terni per ammirarvi la cascata delle Marmore, unica per bellezza stupenda in Italia.
Del nostro piccolo tragitto non dirò nulla, perchè non voglio menare il can per l'aia, e poi perchè nel fatto non ho niente da dire. Si faceva buio, quando giungemmo in riva al Trasimeno, e non si vide neanche l'ombra di Annibale. Giungemmo a Terni, nella mattina del 15, dopo molti ritardi patiti dal convoglio, che, tra l'altre fortune sue, dovette rimanere un'ora inchiodato sotto una galleria, poichè le ruote giravano senza far presa, e ci bisognò mandare a Foligno pel soccorso d'un'altra macchina, che non c'era.
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