Com'ebbi fatta quella conclusione, respirai più liberamente; e resi tutta la mia stima all'ostiere.
Egli, del resto, se ce lo fece pagar salato, ci diede il meglio che aveva; un quartierino di due camere e di un salotto, l'unico salotto della locanda, col suo bravo tappeto verde sul pavimento, con uno specchio di Venezia sul camino, due canapè, tre finestre, le quali mettevano ad un terrazzino sulla via principale di Terni. I tre giorni che si stette colà, li passai quasi intieri su quel terrazzino, intento a guardare, a guardare attraverso le nuvole di fumo che mi uscivano dalle labbra, una povera tribù di formiche, le quali salivano per una certa screpolatura tra il muro maestro e la intelaiatura della finestra; nè so con quale intento, perchè andavano e venivano a fauci vuote.
Ottime bestioline! La necessità, dura insegnatrice, le costringeva a lavorare, ma senza frutto, senza buscarsi una briciola di pane, un chicco di biada od altra semente portata dall'aria sul loro gramo sentiero.
E l'uomo? che altro fa egli, il più delle volte? La sua fatica è vana, ma la necessità lo trascina. Ed egli s'inoltra, o diritto, o curvo, o carponi, per la sua strada; suda, stenta e muore sotto il peso di un fardello, ch'egli chiama orgogliosamente un mandato, una missione; e perchè? A sentirlo lui, si tratta di un grande concetto; e gli sembra operare col suo libero arbitrio, perchè il colore del suo fardello è diverso da quello di un altro; e gli sembra di operare utilmente, perchè il fardello pesa, e a portarlo innanzi tre miglia, o sei, si consola la sua vanità di atleta.
| |
Venezia Terni
|