Vi dirò poi le bellezze della vallata, quando andremo alle Mannore, e potremo contemplarla da un'altezza conveniente: sappiate intanto che vi abbondano i pascoli ubertosi, rendendo prezioso per isquisitissime carni il povero bestiame da macello; che c'è selvaggina da contentare i più avidi cacciatori, pesci di straordinaria grossezza, frutte ed ortaglie d'ogni genere, e tutte di gratissimo sapore.
Parlo, già si capisce, sulla fede di un gentile Ternano, che mi fu cicerone. Non vorrei lasciar credere che io lavorassi d'invenzione. Il cortese amico mi disse che di tutto questo ben di Dio la sua patria va debitrice, non pure ai due fiumi che la bagnano, ma ancora a Caio Dessio Massimo, edile d'Interamna, il quale a' suoi tempi divise le acque della Nera in tre conche e in una moltitudine di canali irrigatorii, che incominciarono a fecondare i campi ternani, prima di mettere in moto i molti e svariati opificii del paese.
Fortunato uomo, quel Caio Dessio Massimo! Chi ricorda gli edili, i sindaci, gli assessori comunali di due anni fa? E lui, morto da duemila, è sempre vivo nella memoria dei luoghi per cui spese utilmente la vita.
Ora, non mi chiedete niente della storia di Terni, perchè, quantunque tra due fiumi, mi ritrovo all'asciutto. Ci prosperarono gli Umbri; fu saccheggiata da Totila, il goto, e da Astolfo, il longobardo. Io dovrei, per parlarvene, saccheggiar l'Angeloni e il Gaudio, che scrissero le storie della lor terra, l'uno nel Seicento e l'altro nel Settecento. Terni ha oggi una bella popolazione, specie in materia di donne, le cui facce serene arieggiano quelle delle nostre genovesi.
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