Pagina (56/159)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La rinfrescarono gl'Interamnensi sotto Tiberio, facendo credere al buon popolo Romano che le inondazioni del Tevere venissero nientemeno che dal Velino, il più turgido, il più peccaminoso de' suoi affluenti. Non so che avvocato scegliessero questa volta i Reatini: so invece dagli Annali di Tacito che il Senato votò l'ordine puro e semplice del collega Pisone. E so, finalmente che è tempo di lasciar la cascata delle Marmore, e Terni con lei.
      I nostri genovesi erano arrivati in due spedizioni, il giorno 17 e il 18 di ottobre. Niente più ci tratteneva a Terni, neppure il negozio delle armi, che il Comitato non aveva, che altri non poteva darci, e che noi, non potevamo aspettarci da Genova.
      Questo, intanto, bisognava dire ai nuovi venuti. "Ragazzi, noi non possiamo armarvi, per le trentasei ragioni d'Arlecchino. Non armandovi, non possiamo neppure arrogarci il diritto di comandarvi. Noi andiamo per nostro conto, ed inermi, ai confine pontificio. Volete venire? Faremo il possibile per condurvi sani e salvi fin là, al mercato delle busse; quanto al resto, che sarà certamente il meno, spartiremo con voi.
      Parlare in tal guisa a genovesi (lo dico con legittimo orgoglio di campanile) è un invitarli a nozze. Tutti applaudirono, e la mattina del 19, armati di buona volontà fino ai denti, e di duecento razioni di pan bigio che il Comitato ci aveva regalate, si prese la via di Rieti. Cinque o sei di noi altri si precedeva la marcia, per andare a vedere lassù in Rieti che aria tirasse, e se fosse prudente consiglio che gli uomini nostri entrassero in città.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





Interamnensi Tiberio Romano Tevere Velino Reatini Annali Tacito Senato Pisone Marmore Terni Terni Comitato Genova Arlecchino Comitato Rieti Rieti