L'amico del luogo, a cui recavamo una commendatizia di Rieti, fu del resto sollecito a mandar pane, vino e formaggio per quanti ne avessero bisogno, E tutti ne ebbero la parte loro: noi soli restammo a becco asciutto. Ma il Bernardini vegliava. Era questi un buon giovinotto di Ravenna, di quelli che rispondevano "presente", a tutti gli appelli della patria. Egli era stato col maggiore Burlando nella guerra del '66, ed aveva voluto seguire il suo comandante in quest'altra levata d'insegne.
Ora il Bernardini, stando al seguito del maggiore Burlando, faceva tutto, pensava a tutto, per modo che non c'era pił da far niente, da pensare a niente. Occorreva il cannocchiale da campo, per ispecolare il terreno? Si chiamava il Bernardini. C'era da riscontrare una posizione sulle carte di stato maggiore che avevamo con noi? Il Bernardini le teneva sempre addosso, ed aveva pronta alle mani quella del luogo in cui marciavamo. Si chiedeva un tozzo di pan bigio, per chetare i rimorsi dello stomaco? Il Bernardini ne aveva sempre qualcheduno in fondo alle tasche del pastrano, e qualche mela per giunta. Mancava un pizzico di foglia da caricar la pipa ungherese del maggiore, pipa che correva in giro tra noi come la tazza ospitale d'un vecchio castellano? Il Bernardini sapeva sempre dove pescare quel pizzico di foglia. I cavalli, quando incominciammo a possederne, li aveva egli in custodia, ed egli ce li faceva trovare insellati quando bisognasse. Insomma, era la provvidenza di noi due, ed anche un pochino di tutti gli altri che si accostavano a noi.
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