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      Poco prima di Torricella vedemmo finalmente un po' di alberatura, che ci rallegrò lo sguardo come una non più sperata novità. Qui, preso lingua dal primo contadino in cui ci fossimo imbattuti dopo tanto camminar nel deserto, lasciammo la strada maestra, salendo per una viottola a diritta; e dietro una bella collina, il cui dorso ce l'aveva fino a quel punto nascosta, salutammo la meta del nostro viaggio di quel giorno, Torricella in Sabina.
      Torricella in Sabina! Questa giunta al nome serve a distinguere il paesello da cinque altre Torricelle sparse nell'alta e nella bassa Italia; gli abitanti, del resto, non tralasciano mai di ricordarla, tenendosi molto, e giustamente, della loro stirpe sabina.
      Sono ottima gente, cortesi senza fronzoli e ospitali con tanto di cuore, come i loro antichissimi padri. Ricorderò sempre con gratitudine il sindaco e il segretario comunale, che erano due fratelli, Enrico e Domenico Pitorri. Si ricorderanno essi, con pari tenerezza, di noi? Se debbo dir tutto, mi pare che quei due ragguardevoli cittadini non vedessero di buon occhio il nostro viaggio e l'avessero anzi per una mattìa da rompicolli. I nostri ospiti (poichè in casa loro ebbi la più lieta accoglienza) non potevano capacitarsi del come noi si sperasse di far opera gagliarda senza l'aiuto del governo. Inutile riferir qui le risposte nostre e le repliche loro. Essi liberali temperati, noi avanzati, rappresentavamo due forze allora necessarie; e guai se una fosse mancata, guai se l'una o l'altra avesse soverchiato; addio equilibrio che ci ha tenuti in piedi; addio cospirazione di venti, e di eventi, che ci ha condotti in porto.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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