Pagina (78/159)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      A me e agli amici che erano nel caso mio avveniva allora quel che avviene certe volte a chi beve un primo sorso dopo lunga penuria d'acqua, che il bere gli accresce la sete.
      Ma bisognò appender la voglia all'arpione, ovvero, poichè non c'era un arpione, ai rami della quercia, sotto cui stavamo ad almanaccare. Alle corte, l'essenziale era noto: Garibaldi era giunto; andava a Scandriglia; e certo, dov'era lui, si passava il confine.
     
     
     
      VIII.
     
      Carabinieri Genovesi e Carabinieri Reali. Il passo difficile e l'augurio del doganiere. Ricordo di Pietro Cossa.
     
      Ce ne tornammo poco stante in paese, con la fronte alta e il piè leggero. La famiglia del sindaco ci aveva fatta preparare la colazione, e il corpo, partecipando alle contentezze dell'anima, non ricusò di nutrirsi. Se vi dicessi che in quella occasione non si tracannò un bicchiere più dell'usato, vi metterei qui una solenne bugia, e avreste centomila ragioni a non credere più una sillaba di questo racconto.
      L'ordinamento del battaglione era a buon punto: fatte le compagnie, ognuno riconobbe i suoi ufficiali; ogni squadra i suoi sergenti e i suoi caporali: poi si diè mano alla distribuzione e alla ripulita delle armi, cose che destarono molta allegria nelle file. Non sempre il volontario conosceva il suo fucile, ed io ne ho veduto dei molto solleciti a buttarlo nel fosso; ma egli è sempre felice quando lo ha per la prima volta tra mani; lo palleggia allegramente, ne prova il grilletto, se è di buona latinità; si affretta a ripulirlo dentro e fuori, lo vagheggia, insomma, come se fosse una innamorata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





Garibaldi Scandriglia Genovesi Carabinieri Reali Pietro Cossa