Il biglietto č aperto; č del comitato di Rieti, e avverte il Generale che l'ordine di arrestarlo č giunto da Firenze, e lo porta, insieme coi mezzi di mandarlo ad effetto, un maggiore dei reali carabinieri, seguito da trentasei uomini.
- Abbiamo dunque un nuovo ministero a Firenze? - chiesi io.
- Sė e no, - rispose il cavaliere, - si ritira il Rattazzi, č chiamato il Cialdini, ma non riesce a comporre un gabinetto; intanto la situazione č cangiata, ritornando quella di otto giorni fa.
- Quest'ordine lo prova, E di quanto precede Lei i carabinieri?
- Di un'ora; son corso a spron battuto.
- Vada, e buona fortuna; - gli disse il maggiore. - Garibaldi č passato questa mattina, diretto a Scandriglia; se c'č rimasto, il che non credo, ha tempo di avvisarlo. -
Il cavaliere saluta, tocca di sproni, e via di galoppo verso Osteria Nuova.
- Ed ora, che cosa facciamo noi altri? - domando io al maggiore.
- Noi abbiamo il nostro ordine: passare i monti di Toffia. Per cominciare, lasceremo la strada maestra un po' prima del necessario, andando a cercare mia guida di lā dal fiume. -
Detto fatto, il maggiore ordina che il carro delle munizioni si cali dalla sponda nel greto del fiume, o torrente che sia. Lā sotto, e nascosto dai cespugli che vestono la ripa, il carro č invisibile; noi con esso, se staremo bene appiattati sotto l'argine. L'operazione in venti minuti č felicemente compiuta; gli uomini si sono anche spartiti i fucili e le munizioni levate dal carro, che rimarrā in abbandono. L'intenzione era di metterci in armi al confine; ma come fare altrimenti, in quella necessitā? Dall'alto, verso Torricella, si sente un fragor d'armi e io scalpitio d'una grossa cavalcata.
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