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      Siamo proprio al punto che dovevamo evitare. Dove mai ci ha condotti quel briccone di garzoncello Sabino! O non sarebbe il caso di amministrargli un paio di scappellotti? Ma a che servirebbe la collera? Meglio varrą pensare ai casi nostri. Se i soldati di guardia al passo ci hanno sentiti, stanno prendendo le loro disposizioni per venirci incontro. Una baruffa con soldati italiani č da cansare ad ogni costo; non per questo siamo venuti al confine. Piuttosto č da vedere se non ci sia modo di uscire da questo ginepraio. Ludovico ha una buona ispirazione. Gią due volte č passato di lą: conosce oramai il capitano; andrą lui ad esplorare, e, se occorre, a parlamentare. Ottenuto il permesso dal maggiore, si avvia, gira il canto, e sta una mezz'ora a ritornare; una mezz'ora che ci č parsa un secolo. Quando ci capita davanti, Ludovico č fuori di sč dalla gioia; sto per dire che le lenti, piantate sul suo naso, mandano lampi nella penombra notturna. Il capitano, di cui temiamo tanto la vigilanza, č in una condizione stranissima; gią dalla mattina, quando Garibaldi č passato in carrozza, stenta lui a trattenere i suoi uomini. Se passiamo davanti al posto, chi li terrą pił? Verranno tutti con noi; ed egli, infine, egli che č italiano quanto noi altri, passerą per il primo. No, per caritą, gli ha detto il Pietramellara; aspetti uno o due giorni e l'annunzio della prima vittoria; vedrą che le esitanze del governo cesseranno, e tutti, quanti siamo, regolari e volontarii, ci troveremo alle porte di Roma.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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