Pagina (85/159)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sia dunque inteso tra noi, che non passeremo davanti al posto, e rispetteremo tutte le convenienze. Quanto a Lei, se per caso sentirà un po' di rumore nel bosco, pensi da buon camerata che a Lei hanno dato da guardare la strada maestra, non le traverse da cacciatori, non le forre da contrabbandieri.
      La missione di Ludovico ci rimette l'anima in corpo. Il contadinello Sabino, perduta la speranza di liberarsi dalla nostra compagnia, si risolve di condurci per davvero sulla vetta del monte. Si va come si può, per gli alpestri sentieri; ma in alto siam fuori della nebbia, e ci si raccapezza un pochino. Peccato che da un casolare poco lontano si desti un can da pagliaio. Abbaia, quel figlio d'un cane, dando la sveglia e l'esempio a tutti i suoi colleghi del vicinato. Di qua, di là, di su, di giù, tutti i cani della Toffia rispondono, abbaiando disperatamente in tutti i registri, con tutti i metalli di voce, Confesso di non aver mai sentito in vita mia. un così fiero concerto di cani, neanche a Parigi, nel Jardin d'acclimatation, quando è l'ora del pasto per questi amici dell'uomo. Che diranno i padroni di tutta questa canatteria? Se c'è lassù una pattuglia di carabinieri, o un altro posto di soldati, buona notte, si può dir proprio di aver rotte le uova in sull'uscio. Ma infine, perchè pensar sempre la peggio? La luna era sorta; non si poteva anche credere che tutti quei cani abbaiassero alla luna?
      Due ore dopo la mezzanotte avevamo afferrata la vetta. Riuscivamo ad una strada mulattiera, abbastanza spaziosa; e là, accanto alla strada, si vedeva al lume della luna una piccola casa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





Ludovico Sabino Toffia Confesso Parigi Jardin