- Eccovi a Carlo Corso; - disse allora il contadinello Sabino.
Veramente, il nostro ordine scritto diceva: "passare i monti di Toffia sopra Carlo Corso. "Ma oramai era fatta; quella casa non si poteva evitare, bisognava passarci davanti, non sopra. E Carlo Corso era un posto di doganieri, come ci fu agevole di riconoscere, vedendone due, che spiccavano assai bene con le loro attillate uniformi sull'azzurro bianchiccio del cielo.
Perchč mai quella casa avesse nome e cognome, io non so, non avendo pensato a domandarlo. Fors'anche, se lo avessi domandato, quei doganieri non avrebbero saputo dirmelo. Era ad ogni modo una casa cristiana. Quei bravi doganieri, indovinato di che si trattasse, ci fecero festa. Avevamo bisogno d'acqua, e ci diedero acqua; ci occorrevano due ore di riposo, e i nostri uomini poterono allogarsi in parte al coperto, in parte adossarsi alle mura dell'edifizio. Il mio maggiore ebbe il letticciuolo del brigadiere, per ischiacciarvi un sonnellino: io mi buttai sopra un forziere di noce, dove quell'ottimo brigadiere teneva le sue carabattole. Ci avrei dormito benissimo, se fosse stato pių lungo ed avessi potuto stendermi tutto, come otto anni prima, in Lombardia, avevo fatto sulla tavola da pranzo del sindaco di San Martino, mentre l'amico Gordolon, mio tenente, dormiva saporitamente in un letto monumentale.
Amico forziere dei doganieri di Carlo Corso, che bel sogno ho fatto sul tuo coperchio di noce! "Sogna il guerrier le schiere" ha cantato il Metastasio; ma la osservazione psicologica non č niente pių giusta di quell'altra sua, zoologica, che gli ha fatto mettere la serpe in concorrenza con l'ape, nel suggere i fiori.
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