Ricordo che nel 1878 si andò una volta in parecchi amici a visitare la via Appia, Era con noi Pietro Cossa, che aveva stabilita una multa di cinquanta centesimi per chiunque in quella gita non parlasse latino. Dura lex, sed lex, e bisognava striderci tutti; anche in un latino maccheronico, dovevamo parlare come Pietro voleva. Uno solo, romano di Roma, non si sentiva di obbedire; amava piuttosto star zitto.
- Silet hic noster, - dicevamo noi, canzonandolo, - sed latine silet; ergo non multabitur.
Ma quell'altro, intanto, cominciava a capire che a tacer sempre avrebbe fatto una cattiva figura. Ad un certo punto, preso per mano il Cossa, lo condusse verso certe rovine, che dovevano essere di una casa.
- Et etiam latine gesticularis, probo: - gli disse Pietro, continuando la celia. - Sed quid me vis? quid mihi. videndum? -
L'altro seguitava coi gesti, indicando le rovine; finalmente, mezzo affermando, mezzo chiedendo, gli disse:
- Domus?
- Domus; - rispose Pietro Cossa; ma poi, scappandogli la pazienza, uscì in questa sentenza: - Ah, figlio d'un cane, non sai altro latino che questo? -
Quel giorno fu Pietro Cossa che pagò la prima multa. Aveva parlato italiano. Quel povero Pietro non sapeva consolarsene. Noi Io paragonammo a Caronda, il famoso legislatore di Turio, vittima d'una legge ch'egli stesso aveva proposta e che primo aveva violata.
IX.
Da Nerola e Montelibretti. La talpa e il ministro di Falconara. Ci siamo.
Si scende la montagna a rotta di collo; io l'ho più misurata che vista. In un'ora siamo alle falde; vediamo laggiù una valle stretta stretta, con una lista di prato e una casa, un fiumicello ed un ponte.
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