È una scena di scappellotti, da far morire dal ridere. Ma ogni bel giuoco dura poco, e i gendarmi ritornano carabinieri per far colazione. Noi frattanto pensiamo che le compagnie sono formate bensì, e le squadre divise, ma che non s'è avuto ancora il tempo nè il modo di fare i ruolini. Si trova carta, penne e calamai; s'improvvisano tre furerie ed una maggiorità; i penniferi si mettono tosto a lavoro. Veramente provvidenziale, quella occupazione incruenta di Nerola!
Al maggiore e a me, che faccio anche servizio di stato maggiore, è toccata una camera con due letti, presso una egregia famiglia del paese. Ho il dolore di non ricordarne più il nome: bene ricordo una bella signora, dagli occhi romanamente grandi e romanamente neri. È lassù in villeggiatura, presso quella famiglia di buoni parenti suoi; dovrebbe ritornare all'eterna città; ma i casi della guerra non glielo permetteranno così presto; ad ogni modo, essendo buona italiana, spera di rivederci laggiù. Accettiamo l'augurio, e lo mettiamo insieme con quello del doganiere di Carlo Corso. Finalmente, verso le undici di sera andiamo a riposarci, dopo aver visitati accuratamente i nostri avamposti, dalla gran guardia fino alle ultime sentinelle.
Buon letto di Nerola, era scritto lassù che io non avessi tempo a scaldarti. Avevamo appena chiuso un occhio, quando i piantoni vennero a chiamarci. Era giunta allora allora una guida, e portava uno dei soliti pezzettini di carta. L'ordine era questo: "Il battaglione Burlando faccia viveri per un giorno e parta immediatamente per Montelibretti avviato su Monterotondo.
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