- Tengo con te, - rispondo, - e ci arrischio tutto quello che ho in tasca.
- Allora sia per non detto; - conclude egli ridendo. - Ci hai messo la mezza sesta. -
La mezza sesta era una volta, in genovese, l'aumento di prezzo che si faceva ai pubblici incanti. Si ripete ancora per celia, quando uno, dicendo più di noi, vuol guadagnarci la mano. E basti della celia, e dell'episodio ond'è nata.
Si corre, si corre, temendo sempre di non giungere a tempo, si corre ancora con la lingua fuori, come i cani da caccia. Finalmente, ci siamo; s'è afferrata una collina, dalla cui sommità si vede benissimo la borgata di Monterotondo, stretta intorno alle mura di un grande edifizio, il palazzo Piombino, dalle cui finestre e dall'orlo del muro di cinta che ne protegge gli accessi, partono lingue di fuoco. Alquanto più giù, certamente in una spianata sotto il muro, è l'artiglieria dei Pontificii, che manda ad ogni tanto un lampo ed un tuono. Dal versante della collina per cui scendiamo spediti, siamo forse a settecento metri dalla piazza, poichè tra il lampo e il tuono non passano che due minuti secondi. La scena è maravigliosa, illuminata da un sole stupendo. Anche noi, sfilando per due sul declivio del prato, con le nostre baionette luccicanti, dobbiamo fare una bella figura: certamente di là amici e nemici hanno veduta la nostra ordinanza. I primi a darcene un cenno sono i nemici. il palazzo Piombino ha davanti a sè una valletta, fiancheggiata da due eminenze, da due creste di poggio. La meridionale è coronata d'un edifizio, il convento dei Cappuccini, la settentrionale di un altro, il convento di Santa Maria, che non so a quali frati appartenga.
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