La sera del 30 siamo in marcia da capo, e giunti a Castel Giubileo abbiamo l'ordine di fermarci a bivacco. Parecchie squadre, comandate, vanno attorno per legna, di cui fanno cataste sulla fronte del campo, dalla parte di Roma. L'eterna cittā deve scorgere i nostri fuochi, allineati a sette chilometri dalle sue mura. Garibaldi vede il suo piccolo esercito dall'alto di una eminenza su cui č murato un edificio nerastro che ha per l'appunto il nome di Castel Giubileo. La guida del Baedeker dice che la fabbrica si denomina da una famiglia Giubileo; ma in pari tempo nota che il castello fu edificato nel 1300 da Bonifazio VIII. Ecco due notizie diverse e mal maritate da un compilatore frettoloso. Se č il papa Caetani che ha fatto edificare il castello nel 1300, č chiaro che il nome di Giubileo deriva per l'appunto dalla grande solennitā cattolica apostolica e romana di quell'anno, e la famiglia Giubileo non ci ha niente a vedere. La eminenza su cui il castello č murato era l'acropoli dell'antica Fidene; piccola acropoli di ottantun metro d'altezza, per una piccola cittā di poche migliaia d'abitanti.
Pensando che avrei dormito poco, sul ciglio della strada, e non avendo nessuno di noi un pizzico di tabacco per caricare la pipa del maggiore, la famosa pipa che faceva il giro della brigata come la coppa convivale degli antichi, feci la salita del castello, per andare a chiedere un po' di limosina agli amici del quartiere generale. Garibaldi, fiore di cortesia, saputo il bisogno mio, volle regalarmi addirittura un mazzo di sigari di Nizza; i suoi prediletti, per ragione della terra natale, io credo, non giā per la intima bontā della concia; sigari biondi chiari, con un sapore di foglia di castagno, a cui non seppi avvezzarmi.
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