- Appena il segnale sia dato, intenderemo che la insurrezione è scoppiata in città; passeremo l'Aniene, e ce la faremo a correre.
- Intendo; - diss'io. - Ma non ci sono le mura, che ci tratterranno, così pochi come siamo?
- Le mura son rotte, laggiù; - replicò egli, indicando l'acquedotto di Claudio. - Tra vigne e orti, si può entrare benissimo. -
Avevo già indovinata la mossa fin dalla sera innanzi, a Castel Giubileo; e là, finalmente, ne avevo la conferma dalle labbra del grande capitano, fatto per onorare il monte Sacro assai più di Coriolano e di Menenio Agrippa; sia detto con buona pace di quegli antichissimi personaggi. Si aspettava dunque il segnale. Passò un'ora, ne passarono due, ma il segnale non venne. Vennero bensì due ricognizioni nemiche, simultaneamente, una da manca e l'altra da destra. La prima indicata da una sequela di punti grigi, nei quali non tardammo a riconoscere il reggimento degli zuavi pontifici, si stese oltre la via Nomentana, lentamente, con poca intenzione di avvilupparci, forse temendo di essere avviluppata. La seconda, tutta di punti neri, si avanzò guardinga, ma con più risolute intenzioni, sulle colline dalla parte di ponte Molle, venendo con le avanguardie in quadriglia fino al colmo di una eminenza, a duecento metri da noi. Riconoscemmo allora i cappottoni della legione d'Antibo.
Le disposizioni di Garibaldi furono poche e semplicissime. Al reggimento degli zuavi non oppose alcun nerbo di forze, solo ordinando al maggiore Guerzoni di tener dietro ai loro movimenti, piantato un po' più in là, con un cannocchiale da campo.
| |
Aniene Claudio Castel Giubileo Sacro Coriolano Menenio Agrippa Nomentana Molle Antibo Garibaldi Guerzoni
|