Questo cuoco mal pratico, voi già l'indovinate chi sia. Ed egli non si lagna di questa esclusione; anzi ne approfitta, per giungere l'ultimo sulla faccia del luogo. Gli altri vanno di buon mattino; egli non parte mai che dopo l'arrivo della posta. È l'uomo che aspetta la posta; e così avviene che possa recare ai cinque o sei cuochi in faccende le notizie di una cucina più vasta, sebbene tanto meno gustosa, che è quella dei signori Bismarck, Giers, Kalnoki e compagni.
Il pranzo dei Rivèi, servito sotto il pergolato, e sopra una gran pietra d'arenaria, acconciamente spianata, casca sempre intorno al tocco e finisce tra le sei e le sette. Ma badate, non si mangia mica sempre; è anzi più facile che si beva. E al gentil proprietario non pare. Vedrà che gli avrete svenato cinquanta bottiglie sulla tavola druidica su cui era apparecchiata la mensa, e il mio amico Filippo vi dirà sorridendo:
- Mi rincresce che stasera si beve poco; mi rincresce che si andrà via con la sete.
Andar via con la sete, e dai Rivèi? che vi pare? no, non sia mai. E acqua niente, sapete!
L'acqua è fatta pei perversi,
E il diluvio lo provò.
Eccoci dunque sulla via provinciale, in calesse, per andare al punto dove si apre la valletta della Bàissa, e dove il rigagnolo che sapete è cavalcato da un ponte romano. Almeno così dicono i libri; io soggiungo che di quel ponte romano i fianchi non si vedono, e l'arco è stato evidentemente rifabbricato per intiero da dugento a trecent'anni fa.
Il calesse andava benino, ed anche il mio sigaro virginia, lungi fumante, come lo avrebbe detto Omero; se al tempo suo, per consolare i tedii delle lunghe giornate, nel decenne assedio di Troia, ci fosse già stato l'uso di fumare un buon sigaro.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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