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      Dico forse, perchè io non ne ho mai fatta la prova, contentandomi di dir male spartitamente dell'uno o dell'altra. Il calesse, veramente, non esciva dalle officine milanesi del Sala. Non aveva otto molle, ed è ancor dubbio se ne avesse quattro. Ma è certo, e va detto a sua lode, che io ne ho provati di più cattivi. Poi, la vita è dura per essenza, ed io non ardisco pretendere che me la rendano soffice. Guai, finalmente, guai a chi s'addorme sui cuscini della felicità, perchè niente è più facile del risvegliarsi con le ossa rotte, sul lastrico della sventura. Ora, la durezza del sedile è sommamente adatta a tener pronto lo spirito, e preparato ai pericoli: che è bel modo, anzi l'unico, per poterli evitare. La cavalla, piuttosto.... Come dire? La cavalla non era cattiva, no, ma un pochettino matta, un pochettino capricciosa; si adombrava di nulla, e per nulla prendeva il portante; nè sempre per andare diritta sulla sua strada.
      Biagio non voleva che si dicesse; ma qui, in confidenza, si può asserire che un amore soverchio gli facesse velo al giudizio.
      Sicuramente, la sua cavalla era una bestia generosa, e diciamo anche magnanima. Io la vidi ricusare un panino candido e fresco, ed accettare invece un secchio d'acqua. I maligni argomenteranno che in quel momento la bella Nina avesse più sete che fame. Ma sia come vuol essere; parrà sempre grande atto veder rifiutare un panino bianco e fresco da chi non mangia che fieno, con qualche misura di biada e cruschello. Bestia generosa, ripeto, bestia di buon sangue; ma i cavalli di buon sangue, si sa, son molto sensibili, facilmente eccitabili; e quando il buon sangue si riscalda, addio roba.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





Sala Nina