Messer Lucifero ai dì nostri non si lascia veder più dalla gente.
- Scusi, ma io debbo dirle che vive in errore. Si figuri che in una certa notte d'ogni anno, egli viene a far qui la sua festa di nozze, con tanto di serenata.
- Davvero? Diremo dunque la serenata del Diavolo.
- Dica pure liberamente, e chiami per testimonio della cosa il messo comunale. Egli era stato una sera alla Madonna del Bosco, ed aveva fatto un po' tardi. Erano già passate le undici, quando attraversò il ponticello di legno che è laggiù, dietro a quei salici, per venire a raggiungere la strada provinciale. Ora, infatti, come vede, la strada corre nel mezzo del prato, e lo divide quasi in due parti eguali. Ma nei tempi antichi la strada passava più alta, alle falde di quei colli, dove la traccia ne è rimasta ancora. Ma ritorniamo al messo comunale. Egli veniva per mezzo al prato, canterellando, come un uomo che ha finito bene la sua giornata e non ha rimorsi sull'anima; quando, ad un certo punto, sentì un concerto di musica.
- Musica diabolica! - esclamai. - Mi par già di capirla. Dissonanze armoniche a tutto spiano, e neanche la traccia d'un motivo.
- Oh, - disse Biagio, - il motivo c'era benissimo. Il diavolo festeggiava le sue nozze. Il messo comunale, a tutta prima, sentendo quei pifferi, quelle trombe, quei clarinetti, immaginò che si facesse la serenata a qualche coppia di sposi novelli. Veramente, non sapeva che qua, nella casa degli Arimanni, o in altra del vicinato, ci fosse stato un matrimonio. Ma lì per lì, naturalmente, non ci badò più che tanto, e affrettò il passo per venire a prendere la parte sua.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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