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      Forse il buon frate, ingannato da qualche somiglianza di nomi, o dal fatto che veramente Aleramo avesse sposata una figliuola di Ottone I, la qual cosa dovette parergli maravigliosa senz'altro, reputò necessario di regalare ai marchesi Aleramici un'origine simile a quella dei conti della Mirandola.
      Costoro, come sapete, si vantavano di discendere da un cavaliere sconosciuto, ma di gran legnaggio, il quale aveva rapita e sposata una figliuola dell'imperatore Costantino. Alcun che di simile si raccontava d'altri signori e militi di confine, nell'antico impero di Bisanzio; dond'è facile argomentare che per tutte queste origini romanzesche si tratti d'una favola comune, raccontata in versi greci, e portata attorno per l'Occidente dai primi pellegrini di Terrasanta. Comunque sia, quel di Mirandola avendo rapita una figliuola di Costantino, Aleramo di Monferrato doveva rapire a sua volta una figliuola di Ottone I.
      Ma i documenti fan contro alla cronaca romanzesca di frate Jacopo. Aleramo era figlio d'un conte Guglielmo, venuto di Francia a capo di trecento lance in aiuto del marchese Guido di Spoleto, da poi fatto imperatore; e già nel 934 si vede succeduto al padre nel dominio del vasto territorio donatogli in feudo da quell'imperatore, poichè fu coronato nell'anno 889 a Pavia.
      Venuto di Francia, per seguir la fortuna del Carolingio, il conte Guglielmo era particolarmente indicato per far legnaggio feudale sul confine settentrionale occidentale d'Italia. Ed egli ed i discendenti suoi non vennero meno all'ufficio, dominando con varia fortuna dall'estremità del Monferrato sino al mare, tra Savona ed Albenga, e qua e là, nell'ampio territorio, spesso turbati nel pacifico possesso da rivolte di popoli, da contestazioni di vescovi, da privilegi di monasteri; tutte cose che non li lasciarono aver bene, costringendoli a frequenti concessioni, a donazioni, a sbocconcellamenti di dominio.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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