E sicuramente c'era una ragione di farlo, se per l'affrettarsi di quel giorno dell'ira tanti ricchi si disponevano a guadagnare l'indulgenza, donando qualche porzione dei loro beni a chiese e monasteri.
L'effetto della dottrina millenaria fu tale, che, all'appressarsi dell'ultimo anno del X secolo, moltitudini sterminate di popolo disertavano i borghi e le ville d'Europa, per recarsi in devoto pellegrinaggio ai Luoghi Santi di Palestina, convinte com'erano che il monte di Sion sarebbe stato il trono di Cristo quando fosse disceso in veste di giudice, totum mundum judicaturus.
Qual meraviglia se, per propiziarsi il Dio di misericordia, i più tementi dell'ira ventura lasciavano alla chiesa il loro pericoloso fardello di beni terrestri? Forse allora la chiesa prese il costume di concedere loro quei beni a titolo enfiteutico; poichè dopo il Mille, passato senza fuoco nè fumo, vediamo tanti signori esser livellarii della Curia in ogni regione d'Italia, e da quelle famiglie di livellarii ecclesiastici prendere origine la nobiltà consolare in tante città della penisola.
Soltanto i poveri non avevano da lasciar nulla a nessuno; sarebbero andati davanti al giudice supremo semplicemente coperti delle loro miserie, sordida veste che d'ogni parte mostrava le carni ignude e le piaghe. È da credere che a molti potesse parer fortuna una fiammata generale, divoratrice e purificatrice. "Finirà il mondo, se Dio vuole, ed esciremo di guai."
Ma pur troppo quella grande fortuna si doveva aspettare per dieci anni, sulle terre comandate dal castellano Rainerio.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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