Ma di quei liberi uomini solo il nome era rimasto; i nuovi abitatori di quella casa non erano che poveri aldioni, chiamati colą, trapiantati per comando del signore, a far fruttare un manso, o podere, del conte Anselmo; il qual manso era certamente uno dei pił ubertosi della vallata. Ma non c'era pericolo che i parenti di Marbaudo ci diventassero ricchi. Lavoravano come bestie da soma, e i lor sudori andavano a vantaggio del padrone, senza dar loro altro guadagno che la sicurezza del pane quotidiano. Pure, per i tempi che correvano, era gią molto aver quello, e la sorte di quella famiglia di contadini destava l'invidia di tutto il vicinato; come a dire di tutti gli aldioni di San Donato, di Ferrania, di Croceferrea, e via discorrendo.
Croceferrea, che mi č accaduto di nominare, e che gią incominciava a chiamarsi brevemente Cosseria, traeva il suo nome della croce di ferro che segnava lassł il confine tra le due diocesi di Alba e di Savona. Era luogo assai contestato, in quel tempo; la curia di Alba voleva la sua parte di decime, e la curia di Savona non voleva rinunziare alla sua. Gli Aleramici, come pił vicini, e desiderosi di avere su quel monte un baluardo della loro nascente fortuna, si erano impadroniti della terra e negavano volentieri ad Alba ed a Savona i loro respettivi diritti. Evidentemente i figliuoli d'Aleramo sentivano poco timore del finimondo. E non ne sentiva affatto il castellano Rainerio, che faceva frequenti apparizioni lassł, e frequenti atti di dominio in nome del suo signore e padrone.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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