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      Poco dopo la partenza di Marbaudo, giungeva a Croceferrea il castellano Rainerio. Era a cavallo, e sempre accompagnato da un famiglio, armato fino ai denti, e per difesa del padrone e per mostra della sua autorità. Al fianco dei conti di marca si venivano formando queste nuove nobiltà, sorte dagli ordini servili e portate in alto dal favore della domesticità. Così al fianco dei re già erano nati i conti; le cariche di palazzo, come furono chiamate in processo di tempo, divennero uffizi ereditarii, e quanto più s'allontanarono dal trono acquistarono forza propria, mutandosi in vere signorie indipendenti. E queste signorie, sul medesimo esempio delle origini loro, ne producevano altre, nei loro giudici, castellani e castaldi.
      In questa guisa Rainerio s'incamminava a diventar nobile anch'egli. Già si poteva crederlo tale, per il comando che esercitava, e per il tono d'alterigia con cui trattava la gente. L'uomo, in verità, non è mai tanto per gli altri quanto egli stesso si tiene; ma per contro è certissimo che ad essere tenuto da più del vero, occorre incominciare a stimarsi molto da sè. I modesti non furono mai glorificati, gli umili non furono mai esaltati, se non forse in qualche pagina di libro, santo fin che volete, ma scritto in latino, e venerato anche, ma poco letto dal volgo.
      Getruda sorrise al castellano, che era smontato da cavallo e veniva verso di lei, spianando le sopracciglia e componendo il volto ad una espressione di umanità signorile. Non era bello, il castellano Rainerio; aveva i lineamenti risentiti e duri, che davano alla sua faccia un aspetto sinistro; ma una barba nerissima, di cui aveva gran cura, accomodava bastantemente, accompagnandola, quella durezza di profilo aquilino, a cui rispondeva la imperiosità dell'occhio grifagno.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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