- Sì, di parlar con le gambe, che è parente del ragionare coi piedi; - rispose il vecchio Dodone, ridendo. - Ma va pur franco, ora; parla con la bocca; ti dò licenza di farlo.
- Ah! - esclamò Marbaudo, accompagnando la interiezione con un grosso sospiro.
- Ebbene, che cosa vuol dire questo ah? - riprese il vecchio aldione di Croceferrea. - Ti perdi d'animo a questo modo, e quando avrebbe per l'appunto a venirti il coraggio? Va, figliuol mio; Getruda è sull'uscio della casa; chiedile un sorso d'acqua, ed ella, spero, non vorrà far torto alle costumanze di suo padre, e ti offrirà una tazza di sidro. Bevi, rimettiti un po' di fiato in corpo e dille.... tutto quello che ti parrà più conveniente di dirle.
- Ma io....
- Ma tu mi sembri un allocco, ora, e mi faresti scappar la pazienza. Benedetti innamorati! Tutta la furia, quando non è ancora il momento buono; e poi, se hanno da stringere, gli cascan le braccia, chè è una compassione a vederli.
- Oh, senti! - rispose Marbaudo, punto sul vivo dai sarcasmi del vecchio. - Non è che mi caschin le braccia, se si tratta di stringere, come tu dici. Ma la tua figliuola è così severa!...
- Come dev'essere una costumata fanciulla, che non ha volontà innanzi a quella dei suoi parenti. Ma quando tu le dirai che hai parlato con me, e che io vedo volentieri il tuo onesto desiderio ti ascolterà. Fammi la grazia! -
Con queste parole lo accomiatò, indicandogli la strada che doveva tenere. Ma egli non era tanto sicuro dentro di sè, come appariva, rispetto all'animo della sua bella figliuola.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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Dodone Marbaudo Croceferrea Getruda Marbaudo
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