Son padre, e voglio sapere.
- Che vuoi ch'io ti dica? Ci dev'essere qualcheduno che l'ha stregata, la tua bella figliuola. Una volta ella non era così. Non ti dirò che solo a vedermi le brillassero gli occhi; ma infine, dal modo come mi accoglieva c'era da credere che non fossi il diavolo, per lei. Ora invece m'ha in uggia. Ah, per l'Anticristo! se ho indovinata la cagione di tutto ciò, voglio che m'appicchino sulla più alta torre di Cairo: ma prima ne avrò fatta qualcuna delle mie.
- Quale?
- Mi sarò messo sulla coscienza il castellano Rai....
- Zitto! - gridò il vecchio Dodone, mettendogli per maggior sicurezza una mano sulla bocca. - Che discorsi son questi? Vuoi farti impiccare davvero? Sei aldione, ricordalo; e puoi farti un brutto partito; e puoi farlo brutto anche a me, che ho il torto di starti a sentire. Ami tu la mia figliuola? Orbene, sta zitto, Preme a me che tu la sposi, quanto può premere a te. Dunque, non mi far ragazzate, e non ne dire, se non ti è venuta a schifo la vita. Lascia a me la cura d'ogni cosa. Veramente, io speravo che andasse più liscia; ma per san Donato, nostro buon protettore, aggiusteremo questa faccenda. Non son padre per nulla. Getruda vuol rimanere in casa a spulciare il gatto? Leveremo di casa il gatto, e la vedremo, perdiana! Tu la sposerai, te lo prometto io; va, ragazzo mio; e acqua in bocca, mi raccomando!
Marbaudo se ne andò, sospirando e sbuffando, ma dopo aver promesso che non avrebbe tentato nulla contro il castellano Rainerio. Povero ragazzo! egli pensava alla triste novità del suo caso.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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