- Ebbene, - disse il vecchio aldione, con un sospiro di uomo rassegnato, - vedi tu di persuaderla una volta. In caso diverso, poichè io credo che me l'abbiano stregata davvero, metterò mano ad un altro genere di esorcismi: la bastonerò di santa ragione.
- Ma di che temi, vecchio ostinato? chi vuoi che te l'abbia stregata?
- Eh, lo so io. Non una strega, a buon conto. Metti che sia il castellano. -
Ansperto, a quell'accenno di Dodone, aperse l'occhio ed aguzzò ancora l'orecchio.
- Il cast.... diss'egli incominciando; ma non finì la parola. - Come lo sai? Che certezza hai tu di quello che dici? -
Dodone, condotto a quel punto, dovette accennare tutto quello che aveva osservato. Non erano fatti, veramente, ma indizi; indizi anche leggeri, ma pur sempre sufficienti a destare l'attenzione e il sospetto di un padre. Il castellano Rainerio, orgoglioso uomo, ed anche naturalmente occupato in cento cose diverse, era sempre lassù, quasi ogni giorno; e a farlo apposta ci capitava nelle ore che Dodone soleva trovarsi lontano da casa, o nei maggesi della valle, o lungo le ripe dove prosperava la vite.
Fin qui, non parve al canonico Ansperto che ci fosse argomento di vero e giusto sospetto. Se il castellano andava così spesso a Croceferrea, si poteva anche credere che lo facesse per esercitare, in nome del conte Anselmo suo signore, visibili atti di padronanza, tanto più necessarii quanto era più disputabile il possesso.
Quanto all'ora scelta per recarsi lassù, niente era più naturale che, desinando tutti, ricchi e poveri, alla medesima ora, anche il castellano Rainerio desinasse all'ora di Dodone, e perciò non potesse giungere al podere di Croceferrea mentre Dodone era in casa.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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