Per il caso tuo, lo capisco, non ci può nulla un diploma di Ottone. Ma qui basterà un po' d'arte e di prudenza; e tu non ne manchi, anzi hai fama di possederne a dovizia, come di belle monete d'oro.
- Ciarle degli invidiosi! - borbottò l'aldione.
- È sempre meglio essere invidiati che compianti; - rispose Ansperto. - Consolati dunque, se ti fanno più ricco che non sei. Quanto all'altro tesoro che possiedi, e che devi da buon padre custodire, vedremo che cosa ci sia da fare. Parlerò alla tua figliuola, se vorrai mandarla da me. Non abbiamo feste solenni, che possano dar colore alla cosa. Ma tu mandala egualmente. Mi hai veduto, scendendo a Cairo per le tue faccende....
- Mettiamo pure per pagare l'annata. Avrò infatti da vedere il castellano, di questi giorni, per dargli il frutto dei miei sudori, il mio sangue! E tanto fa che ci vada quest'oggi.
- Bene, hai dunque il pretesto trovato. Quanto a lei, ti ho detto di possedere un pezzettino del santo legno su cui fu crocifisso il nostro Signore Gesù Cristo, e di volerne dare una particella alla tua cara figliuola, come reliquia che protegga da ogni male la casa.
- Così farò; - disse Dodone. - Ma vedi tu di parlarle risoluto; che si persuada una volta. Se no, assaggerà un altro legno!
- Farò quel che potrò; - rispose Ansperto. - Siamo qui per consigliare, ma senza certezza di convincere; per curare, ma senza troppa speranza dì risanare. Unica speranza, unica certezza, è lassù. Anche tu, Dodone, raccomandati al cielo. Ora va, e Dio ti guardi dal male.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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