- Non vedo in che potrebbero far contro a questa savia massima le nozze di Getruda con l'aldione degli Arimanni.
- Niente è più facile di questa dimostrazione - disse Rainerio. - La scelta della sposa per il servo, o dello sposo per la figlia del servo, appartiene al signore; il quale se ne occupa, o no, secondo i casi, ed usa del suo diritto come e quando gli conviene. Egli ad esempio, ti può impedire di congiungere in matrimonio una donna delle sue terre con un uomo delle terre altrui; nè men chiaro è il suo diritto quando si tratti di due servi del suo dominio, e di regioni e di poderi diversi. Perchè ciò? per una ragione naturalissima. Egli deve scegliere, nelle unioni dei servi, quello che più giova alla prosperità del suo fondo.
E Dodone e Marbaudo, - osservò il canonico - sono uomini liberi, come aldioni, o censuarii.
- Aldioni, sicuramente; questo è il nome abusato, di cui li decorate voi altri. Se poi appartenessero alla Chiesa le terre su cui essi vivono, intendereste altrimenti la cosa. Il conte Anselmo, del resto, non sa e non deve sapere di questa libertà, che è priva di ogni documento. In quella vece è chiaro e rimane inconcusso che dove la terra è sua, anche l'aria è sua, e l'aria rende servo chi la respira, se costui non è espressamente dichiarato libero, se non è livellario, o rivestito di sacro carattere. Non mi parlar dunque del diritto di questi aldioni, che lavorano la terra e non la possiedono. Il matrimonio che Dodone vorrebbe per la sua Getruda non può farsi se il conte non vuole.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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