Cinque giorni dopo, alla metà d'un bel mattino di festa, sulla piazza dalla chiesuola di San Donato, mentre la gente dei dintorni esciva dai divini ufizi, fu veduto comparire il naso rosso e bitorzoluto di Scarrone, banditore della Camera comitale.
Era a cavallo, il magnifico uomo, e pareva Sileno, educatore di Bacco. E lo seguiva ad onore una compagnia di dieci scherani, o masnadieri, nei quali vi è permesso di riconoscere, da scara e da masnada, antichissime voci, i servi di un conte, ammessi per grazia sua al servizio militare, da cui per regola generale tutti gli uomini di condizione servile erano in principio respinti.
Scarioni, o capi di scara, di schiera, di squadra, erano i servi maggiori, preposti al manipolo.
Un bando! - gridarono i villici, turbati da quella vista inattesa. - Un bando del nostro signore, che Dio guardi! Che sarà? Una nuova taglia, forse? -
Scarrone spinse il cavallo nel mezzo della folla, e impugnata la tromba che portava ad armacollo, insieme con la spada, diede i tre squilli di rito; poi, in mezzo ad un religioso silenzio, più religioso che non fosse stato quello degli ufizi divini, incominciò a leggere nella sua pergamena.
Era letterato, il banditore Scarrone; letterato per la necessità della sua professione, che lo avvicinava agli scabini, o giudici ordinarii, e ai notai del sacro Palazzo; laddove erano spesso illetterati i conti, che pure intervenivano ai placiti, ossia nei giudizi, e dovevano ben conoscer le leggi.
Maravigliosi giudici, i quali, propter ignorantiam litterarum, facevano un segno di croce!
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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