- Alza la fronte, fanciulla, e lascia vedere il tuo viso. Sei bella, perdiana! e se io avessi solamente dieci anni di meno, ti giuro che vorrei mettermi in gara, per falciare quel prato. Ma, dimmi, sei contenta dell'editto del conte?
- Obbedisco al nostro signore e padrone, - rispose Getruda.
- E tu, vecchio Dodone?
- Mia figlia ti ha risposto anche per me.
- Buona gente, così va fatto, - sentenziò il banditore. - Obbedire al nostro signore e padrone. Chi obbedisce non fallisce. Poi il nostro signore è giovane, e i giovani padroni son tutti buoni, perchè son gai, e vogliono esser serviti da gente allegra. Lo dice anche il salmo: Servite Domino in laetitia. A te, Ingetruda, il nostro gaio signore vuole assicurare per marito il più forte uomo dei suoi dominii. Tu devi andarne superba, mi pare. Bella sposina, io m'auguro di passare un altro anno da Croceferrea, per berne un calice di quel buono, che tuo padre tien chiuso nelle sue cantine, e di propinare alla salute del tuo primo nato. Ah, i bei frutti della falciatura! E tu arrossisci, Ingetruda? Mi piace il tuo rossore, perchè, se è possibile, ti rende ancora più bella.
Getruda chinò la testa, e si trasse anche il lembo del mantello sugli occhi.
- Se tu pensi che io ne sposi uno, dei tuoi maledetti falciatori! - diss'ella in cuor suo. - Piuttosto il diavolo, che non è bello, ma è gran signore, e non sarà poi così brutto quanto si dipinge. -
La udiste voi, Gabriele, angelo custode delle ragazze, come il vostro collega Raffaele è custode dei giovanetti?
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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