Ah, gli perdonasse quella buon'anima di sua moglie il sospetto ingiurioso! ma egli non riconosceva più in quella stizzosa fanciulla il suo sangue.
Marbaudo si avviò la mattina seguente a Cairo, per presentarsi al castellano Rainerio.
- Ah, sei qua, tu? - gli disse il nero personaggio. - Scommetto che vieni per farti scrivere tra i falciatori della gara.
- Per l'appunto, mio signore; - rispose Marbaudo, arrossendo, ma con accento risoluto.
- Gran giornata vuol esser quella, per voi altri, aldioni e innamorati! - riprese il castellano, ghignando. - Ma intanto ecco una giornata che incomincia male, e vuole seguitar peggio, per me. Non siamo ancora a terza, e tu sei già il settimo. Quanti sarete a nona?
- Come, - aveva esclamato Marbaudo, turbato da quella ressa di contendenti.
- Sicuro, già il settimo; - rispose Rainerio, - ciò significa che sei innamorati si sono fatti già scrivere nel registro prima di te.
- E in quanti giorni, - balbettò il giovane, - si offrono essi di falciare il prato?
- Eh, veramente in troppi. La più parte dicono in sei giorni; uno in cinque....
- Ed io in quattro; - interruppe Marbaudo, a cui ritornava un po' di spirito in corpo.
- È un bel numero! - disse il castellano, sempre ghignando. - Ma vedi? Ce n'è uno, di questi primi sei, che promette di falciarlo in tre giorni.
- Impossibile!
- Impossibile! Perchè? Credi tu d'essere il più forte di queste valli?
- No, - disse il giovane, ma conosco i più forti, e so quanto possano le braccia di un robusto lavoratore. Dammi l'uomo più robusto del mondo, sia pur egli Sansone; se tu gli avrai messa in mano una falce lunga come quella che è usata da tutti, egli non potrà mica in un colpo tagliare tre volte più fieno di un altro.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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