Ma supponiamo che sia davvero il maligno. Egli potrebbe chiedermi di venire a parlamento; nè io potrei ricusarmi, senza mostrare d'aver paura di lui.
- E tu lo ascolteresti; - disse di rimando il castellano.
- Ah sì! per sentirmi fare un discorso come questo: "Messere Ansperto, canonico di Santa Maria, che giustizia è mai questa vostra? Cacciate me dalla gara, per darla vinta ad uno scherano di Rainerio? Non sapete che la va tra me e lui da galeotto a marinaio?"
Il castellano rizzò la testa, con piglio tra maravigliato e sdegnoso.
- Ti accenno quello che potrebbe dirmi il maligno; - soggiunse il canonico Ansperto. - Se egli entra in gara, è segno che vuole la fanciulla. E tu pure la vuoi: me lo hai confessato poc'anzi. Or dunque, sapendo l'animo di tutt'e due, come potrei io usare della mia autorità contro lui solo? Rainerio, ti prego, ragioniamo. Se quel nuovo venuto è il nemico dell'uman genere, diciamo pure che ciò è permesso da Dio per castigo de' nostri peccati. Noi non badiamo abbastanza ai diritti della Chiesa, e questo prodigio che avviene per un prato di sua pertinenza, dovrebbe parere a te avvertimento salutare.
- Il prato non lo usurpo io; - rispose Rainerio. - Il conte lo possiede; e certi avvertimenti, caso mai paressero necessarii, dovrebbero toccare a lui, non a me.
- Non sei tu che fai tutto, e che comandi in suo nome? Qui, poi, non ti arroghi ancora l'autorità, non solo di comandare alla terra, ma di fare il piacer tuo delle anime che ci vivono, e che incontrastabilmente appartengono a Dio?
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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