Rainerio, bada; io ti parlo così per tuo bene. Castellano, non avrei nulla a dirti, pover uomo qual sono. Cristiano, che ti volgi a me per consiglio, ti esorto a far senno, a mutar la tua strada. E prima di tutto, credi a me, disdici la gara.
- Impossibile! - rispose il castellano. - È bandita per domani, e ci sono uomini iscritti.
- Quali uomini! - ribattè il vecchio prete. - Due di costoro appartengono alla tua masnada; sei tu che li hai messi avanti; potrai anche ritirarli. Di Marbaudo non è a credere che desideri la prova, se tu, che l'hai voluta per nuocergli, dichiari di non volerla più. Resta il Matto; un cervello balzano, che persuaderemo noi e che ad ogni modo non conta.
- E l'altro, che è capitato quest'oggi?
- L'altro? ah sì, capisco; c'è l'altro. Ma se questi è il maligno, e se tu venivi a me per chiedere alla Chiesa la virtù de' suoi esorcismi, io debbo pensare che tu stesso non lo abbia per un concorrente di cui vadano molto rispettate le ragioni. -
Rainerio senti "il velen dell'argomento", ma non seppe che rispondergli.
- E se poi non fosse.... quel ch'io temevo? - diss'egli annaspando, dopo un momento di pausa.
- Ecco per l'appunto quel che pensavo ancor io! Se non fosse?... - gridò Ansperto, dando una rifiatata di sollievo. - Te lo avevo detto fin da principio: questo è un matto più matto del Matto.
- In verità - riprese il castellano - aveva certi occhi spiritati!...
- Come i matti, naturalmente! - replico Ansperto. - I matti guardano tutti così. Ed anche nel discorso avrai notate le stravaganze.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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