... l'avversario! Eh via! l'avversario ha ben altro da fare che occuparsi di queste piccolezze. E poi, perchè si metterebbe egli in gara con quattro falciatori, povera gente e rozza delle nostre vallate! Che forse, dopo aver tentato tante anime, sarebbe tentato egli di prender moglie? Non ci mancherebbe più altro che il maligno facesse famiglia, e ci diventasse davvero legione! Legione! Legio, legionis!...
Il monologo del canonico Ansperto fu interrotto da un colpo battuto discretamente contro l'uscio della stanza.
- Avanti! - gridò il canonico, scuotendosi. - Che cosa vuoi tu, Bertrada? -
CAPITOLO XI.
Legio, legionis.
L'uscio della stanza si aperse. Ma non era Bertrada, che appariva nel vano; era un uomo, uno sconosciuto, un coso lungo, dalla faccia sinistra.
Ansperto si tirò istintivamente indietro, facendo scricchiolare, nella furia dell'atto, il suo seggiolone di quercia.
- Chi sei tu? - domandò egli frattanto, con la voce chioccia e soffocata dell'uomo sbigottito.
- Niente paura, messer canonico! - disse lo sconosciuto, restando ancora con cavalleresco ritegno nel vano dell'uscio. - Son uno che tu hai chiamato dianzi più matto del Matto. Che credi tu? che ad un par mio non possa venire il ticchio di prender moglie? È una scioccheria che tutti, qual più, qual meno, la fanno, e non sono da annoverarsi tra quelli che la fanno meno quei tali che hanno l'aria di non farla.
- Che arzigogoli son questi? io non t'intendo; - borbottò il canonico Ansperto, niente raffidato da quella pacata stravaganza di discorso.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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