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      Vincerò io la gara, sposerò io la bianca Getruda, la condurrò io dove sarà necessario. Quella è una sirena che farà naufragare più d'uno.
      - Che follie!
      - Chiamale pure così. Le mie son debolezze di cuore; le tue, Ansperto, son debolezze di spirito. Che io lavori anche un pochino per altri, non allontana me dal mio fine. Che tu lavori solamente per darla vinta al castellano Rainerio, è imperdonabile davvero. Aggiungi che il chinar la fronte agli impuri capricci del castellano non è conforme alla dignità del tuo ministero. Tu sei fiacco, Ansperto. L'obbligo di ringraziarti, che mi ha condotto da te, non esclude il piacere di farti un rimprovero. Siamo a quattr'occhi, infine, e qui, mentre nessuno ci ascolta, posso ben dirti che sei uno spirito debole; due volte debole, perchè dimentichi insieme la cura delle anime e i diritti della Chiesa.
      - Non è vero! - rispose Ansperto. - Questi diritti li ho ricordati ancora l'altro dì al castellano Rainerio.
      - Sì, ma timidamente, come si farebbe una preghiera.
      - Ed oggi ancora li ho ribaditi.
      - Ah sì, un bel coraggio, in fede mia! - replicò l'implacabile ragionatore. - Quando il castellano è venuto a darti la prova manifesta di aver paura di me! Ti è nato allora, l'ardimento del rimprovero. Ma queste son chiacchiere; nel fatto, tu e i tuoi, vi adattate benissimo alla violenza, e al trono dei violenti conducete per sacrificio, vittime legate, e neanche inghirlandate, i poveri figli della gleba. Perchè non gridar alto? Sarebbe questa una nobile occasione di combattere per il buon diritto delle creature di Dio; ed anche il diavolo vi rispetterebbe.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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