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      - Eretico! - brontolò Ansperto. - Eretico! eretico! -
      Quell'altro gli rispose con una spallucciata, che aveva l'aria di dire: gran che! nel più si comprende il meno.
      - Parole! - soggiunse egli poscia. - Quanto sarebbe meglio che tu affrontassi il martirio! Eccola qua, una stupenda occasione! Io, vedi, se fossi nella tua pelle, vorrei andarmene subito a convocare il Capitolo, gli esporrei bravamente quel che succede, e gli domanderei di gridare, in nome della legge divina, contro il capriccio di Rainerio, la cui malvagità è riuscita ad ingannare la buona fede del conte Anselmo. Ed io, poi, anche a rischio di dover consigliare Dodone a portar via la figliuola, per sottrarla agli effetti di questa gara che offende il libero arbitrio di lei come l'autorità di suo padre, andrei difilato dal conte, a dirgli come stanno le cose. E gliene direi tante, che egli si persuaderebbe, e manderebbe il castellano a marcire in prigione; o non si persuaderebbe, e manderebbe me a far quella fine. -
      Il canonico Ansperto rimase un istante sovra pensiero, come se meditasse il pro ed il contro dell'ardita proposta. Ma dopo quell'istante di pausa, crollò il capo e rispose:
      - Non ci sarà più tempo.
      - Se Dodone accetta il consiglio di fuggire, e il Capitolo quello di intromettersi finchè il conte non sia avvertito, perchè no? Tu sai inoltre che non ci sarà bisogno di giungere in Acqui, perchè il conte ha promesso di assistere alla gara. Lo trovi sicuramente per via, alla stazione di Spigno, o di Dego.
      - Ma io.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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