È la sorte dei patrimoni di andare in dileguo, quando incominciano a spartirsi tra un paio di eredi.
Anselmo, come sapete, comandava a ponente di Acqui fin verso il mare. Il suo fratello maggiore comandava in Acqui e di là verso il confluente del Tanaro e della Bormida, e più su verso Asti, dando così fondamento e principio alla marca di Monferrato, mentre il suo fratello minore dava principio alla marca delle Langhe e a quelle del Finaro e di Savona.
Il conte Anselmo comandava come poteva, perchè a quei tempi le condizioni del comando e dell'obbedienza erano turbate per tutti. Ma in quel turbamento medesimo covavano i germi di una nuova società.
Per allora, il conte Anselmo doveva mettere castellani a governare in suo nome le terre lontane; e quei castellani erano uomini liberi della sua corte, che dovevano a lor volta far progenie di nobili campestri, e poscia ancora di conti, quando i titoli via via mutarono significato.
E per allora non si vedevano conti nel seguito di Anselmo; ma semplici militi, o cavalieri che vogliam dire. Perchè i militi erano combattenti a cavallo; laddove i combattenti pedestri erano tutti uomini dei campi, raccolti dalla condizione incerta di aldioni e censuarii, costretti a prestar servizio in certe occasioni, e per certo spazio di tempo, secondo il costume dei luoghi; oppure erano tolti senz'altro alla gleba, e messi nella schiera, come si è detto; donde il lor nome di scherani, anch'esso poi volto a significare altra cosa.
Mi duole nell'anima di dovermi indugiare in queste minuzie.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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