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      La sera precedente il conte Anselmo si era fermato con la sua comitiva a Dego; e quei terrazzani, secondo il costume, avevano dovuto recare alla casa del suo castaldo tante misure di fieno e di biada quanti erano i cavalli della gualdana, senza contare il tributo di pane, vino e pollame, a quel padrone che si degnava di venire come ospite.
      Nella notte si era dormito poco, volendo Anselmo giungere a Cairo prima dell'alba. Egli, infatti, si era alzato nel cuor della notte dal suo giaciglio e aveva destati i suoi militi.
      - Amici, sbrighiamoci! aveva detto. - Fate sellare i cavalli. Mi preme di essere a Cairo prima di giorno, per vedere questa gara di falciatori. Una graziosa novità, in fede mia, e bisognerà darne lode al nostro castellano Rainerio. -
      Mezz'ora dopo erano tutti a cavallo, e gli arcieri tenendo a guinzaglio i cani, e i falconieri col falconi incappucciati sul pugno, aprivano la marcia.
      Sul bruzzico la comitiva era giunta alla porta del castello di Cairo, donde per l'appunto esciva il castellano Rainerio, per recarsi a San Donato, insieme coi due scabini che dovevano assistere al giudizio.
      - E così? - disse il conte. - Il nostro buon Rainerio si prepara a cogliere il frutto delle sue invenzioni? Ma sai che più ci penso, a questa tua gara, e più mi va a sangue? Son d'avviso che tutti i matrimoni si dovrebbero fare quind'innanzi per gara. La donna, miei cari, è la più bella cosa che al mondo sia; ed è giusto che si ottenga come premio al valore, per isforzo di braccia o d'ingegno.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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