Auguro che guadagni lui la bella sposa. Ma che sarà mai questa bellezza, per cui si combatte? Un'Elena troiana? Io vado a Croceferrea, e dò un'occhiata a questa ottava meraviglia. Se vuole, la riconduco a San Donato, perchè veda all'opera i suoi innamorati, e li animi, e li rinvigorisca di nuovi spiriti, col fuoco delle sue pupille. -
Così disse, ridendo, e poi spronò il cavallo verso la salita di Croceferrea.
Il castellano Rainerio fu molto seccato di quella risoluzione del conte.
CAPITOLO XIII.
Idillio comitale.
La cavalcata dei militi seguì il conte Anselmo, dopo aver lasciati passare innanzi gli arcieri coi cani a guinzaglio e i falconieri coi falconi sul pugno.
Rainerio vide sparire l'ultimo uomo dietro una piega della collina, e sospirò. Gli parve in quel punto che il conte Anselmo, a mala pena veduta la figliuola di Dodone, potesse invaghirsene egli, e rapirgliela.
Ah maledetta furia, che gli aveva fatto abbracciare così ciecamente il primo partito suggeritogli dalla passione! Che pazza idea gli era venuta, di consigliare quella gara, e di chiederne l'editto al conte, per fargli poi nascere nell'animo la curiosità di vedere la fanciulla?
Elena troiana! Così l'aveva chiamata il suo signore. E perchè immaginava di trovare una Elena, si era messo in caccia quel giorno. L'avrebbe dunque veduta, e si sarebbe invaghito di lei; ed ella avrebbe formato tosto nel suo cuore il disegno di piacere al conte Anselmo, di farsi rapire da lui.
Perchè egli la conosceva bene, oramai. Le ambizioni che covavano nel cuore di Getruda e che egli aveva riscaldate con tanta arte di seduzione, sarebbero divampate alle prime lusinghe di Anselmo.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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