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      Così dunque avrebbe ella dovuto vivere, radicata nella terra di Croceferrea, senza speranza di liberarsene mai!
      Peggio ancora, quando suo padre l'avesse data in moglie ad alcuno di quei rustici aldioni. Sarebbe stata confermata per tal modo la sua dolorosa sentenza; la bianca e superba Getruda avrebbe dovuto consumare su quel colle solitario la sua gioventù, sfiorire, nascondendo la sua bellezza, dopo averla concessa a tale che non fosse capace d'intenderla, nè disposto a farla risplendere, ma piuttosto a distruggerla, nelle cure di quella triste fra tutte le maternità, che condanna altre vite a proseguire una tradizione di servitù e di miseria.
      E quella bellezza sua piaceva tanto a Marbaudo! Gran mercè, che un tant'uomo l'avesse notata e prescelta! Ma chi era costui, finalmente? Forse da più di tutti quei contadini, che apparivano gentili a stento nella breve stagione degli amori, per ridiventare di punto in bianco i villanzoni di prima, quando la donna prescelta sospirata varcava la soglia della nuova casa, dove le era necessario vivere modesta e male in arnese, allattar figli, invecchiare e morire? Se almeno, come aveva detto di amarla, così avesse potuto impalmarla Rainerio!...
      Il castellano era perdutamente invaghito di lei; la cosa non lasciava alcun dubbio; egli, sicuramente, libero, le avrebbe offerta la sua mano.
      E infine, perchè no? Il destino, che stende le fila e le rompe, il destino poteva anche favorirla a tal segno.... Ma che necessità, poi? Era quegli lo sposo dei sogni di Getruda?


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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