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      Io voglio esser tua; te lo giuro. Ma sarò tua.... - soggiunse, abbassando la voce, - nel castel di Merana. E innanzi di condurmi colà, tu devi pensare a liberarmi da questo vincolo, che il tuo editto mi ha imposto.
      - È vero; - disse il conte. - Ma nessuno, ti avesse pur guadagnata, nessuno si attenti di prenderti al tuo signore. -
      Così parlava, risoluto; quando venne al suo orecchio un suono confuso di trombe e di grida festanti.
      - Ah! - esclamò ella, fremendo. - Così presto han dichiarato il vincitore?
      - E non t'avrà, ti ripeto, non t'avrà! - disse il conte, balzando in piedi sollecito.
     
     
      CAPITOLO XIV.
     
      Dove i falciatori in gara,
      di quattro che erano rimasti, ridiventano cinque.
     
      Il castellano Rainerio, veduto partire il suo signore alla volta di Croceferrea, si era ridotto con gli scabini davanti alla chiesuola di San Donato, dove stavano i falciatori, aspettando il segnale di dar principio alla gara. La chiesuola, o cappella di San Donato, era un modesto edifizio, innalzato sulle rovine di un antico sacello dedicato a Diana.
      Avveniva un po' da per tutto la medesima cosa; dovunque il vecchio costume sacrificava agli Dei pagani, si era fatto un mucchio di rovine dei sacelli, dei tempietti, delle are compitali; ma poco dopo, dove tutto non era rovina, le mura maestre si riprendevano da artefici cristiani, per rifabbricare una cappella che il vescovo consacrava al nuovo culto; e dove la rovina fosse intiera, gli stessi ruderi servivano a edificare quella cappella cristiana dalle sue fondamenta.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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