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      Misera condizione di tempi era quella che a breve distanza dall'abitato non fosse pių sicuro un povero cristiano; nč solo dovesse tremare per la salvezza del corpo, ma ancora, e peggio, per quella dell'anima!
      Ma non tremava pių tanto, quella mattina, il castellano Rainerio; poichč Legio, il misterioso falciatore, non si era presentato alla gara, e gli altri competitori stavano aspettando i suoi cenni sul sagrato della chiesuola, dove certamente il maligno non avrebbe ardito mettere il piede.
      Bene cuoceva al castellano, che il conte Anselmo fosse andato o Croceferrea; ma questo era un guaio non potuto evitare, e Rainerio non aveva altro, per consolarsene, fuorchč il ricordo, accennato dal conte, di una scena recente nelle vicinanze di Spigno. Se il conte Anselmo aveva veduta laggių una giovane donna, che diceva bellissima, e tuttavia non aveva perduta la testa, bisognava sperare che non la perdesse neanche a Croceferrea, dopo aver visto Getruda. Misera speranza, veramente, era quella di Rainerio; ma anche dove il sostegno č poco, la mancanza del meglio fa sė che ci contentiamo del poco; tanto č vero che chi sdrucciola sull'orlo di un precipizio si aggrappa per disperato a un fil d'erba.
      Ma infine, c'era altro da fare che crucciarsi. Bisognava per allora assegnare i posti ai falciatori che aspettavano.
      Uno di essi, il Matto, aveva tre falci, niente di meno: segno che non voleva perdere, nella cura molesta di affilare il taglio, un tempo destinato nella sua mente a fornire il lavoro di tre uomini.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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