Ma non più vani discorsi; andiamo, o Scarrone; già il mio cortèo mi attende, per salire a Croceferrea.
- Cortèo! - disse Scarrone, maravigliato. - Che storia è mai questa? -
Ma aveva appena finito di borbottare la sua frase, che gli si parò davanti agli occhi, sulla svolta del sentiero, uno stuolo di suonatori, vestiti di ricche stoffe, rosse fiammanti, coi drappelloni egualmente rossi, pendenti dalle trombe: rosse del pari le berrette: tutti rossi, infine, rossi dalla testa ai piedi, salvo nelle penne che sormontavano le berrette; lunghe e ondeggianti penne di gallo nero.
Scarrone rimase a bocca aperta, guardando quella strana apparizione.
- Ebbene, - disse Legio, - che te ne sembra? Son degni di te, questi miei trombettieri? Bene suppliscono ai tuoi, che sono scappati così in fretta?
- Mio signore.... - balbettò il banditore, più morto che vivo. - Quel rosso.... quelle penne di gallo....
- Suvvia, prosegui! che ci trovi di strano?
- Perdonami, signore.... ma sono gli emblemi.... del demonio.
- Ah, Scarrone, Scarrone! e dove hai pescate tutte queste sciocchezze? Lasciamo stare che il gallo è sacro ad Esculapio, al dio della medicina; esso è anche l'animale simbolico dei re. Non è egli, infatti, il re del pollaio? Il rosso è di porpora; e la porpora, o Scarrone, è simbolo dell'autorità imperiale. Ed io, perchè tu lo sappia, sono imperatore e re. Ma andiamo avanti: tu non hai veduto ancor tutto. Guardami un pochettino quei graziosi donzelli, che seguono la squadra dei trombettieri. Portano su cuscini di seta.
| |
Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
|
|
Scarrone Croceferrea Scarrone Legio Scarrone Scarrone Esculapio Scarrone
|