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      Questo che vedi è il cervello d'un drago che morì di vecchiaia; perciò ti apparisce così grosso. Ebbene, tu non ammiri, Scarrone? non ti rallegri per la sposa, che riceverà questi doni imperiali?
      - Ammiro, sì.... - disse Scarrone. - Ma la sposa.... meriterà ella una sorte così splendida?... È una figlia di aldioni.
      - Che importa? Dovunque ella nasca, qualunque sia il grado de' suoi parenti, la donna è fatta per salire. Così pensa anche Getruda. Essa, poi, ha nelle vene un tal sangue....
      - Ah, sì, - mormorò il banditore, - mi pare di averne sentito bucinare qualche cosa. Ma le ho sempre credute mormorazioni del prossimo.
      - Tanto caro, quel prossimo! - esclamò Legio, ghignando. - Ma è tanto cara anche la figliuola di Dodone. - Ed è ambiziosa, poi, ambiziosa quanto basta, per giustificare le mormorazioni alle quali tu accenni. Figùrati se era fatta per dar la mano ad un semplice falciatore! Nè aldioni, nè castellani, son degni di lei. Son per dire che non si contenterebbe di un conte. L'imperatore Ottone dovrebbe vederla, e perderebbe il lume degli occhi, come l'ha perso il tuo castellano Rainerio. -
      Confuso da tanti discorsi, abbagliato da tante ricchezze, Scarrone non sapeva più che dire, non sapeva più che pensare.
      Prima di tutto, era egli desto, o sognava? E senza venire a capo d'intendere il suo medesimo stato, muoveva le gambe, seguitando il vincitore della gara, e vedendo a mala pena la strada.
      L'accenno ad Ottone imperatore gli diede tuttavia argomento a fare una rispettosa domanda.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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