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      Il conte aveva mandati pił oltre i suoi militi, in traccia di selvaggina, poichč ad altra caccia volgeva egli il pensiero. E Fredegonda aveva ben volentieri dimenticato, per il conte Anselmo, il castellano Rainerio, quel povero sciocco che per altri le aveva riscaldate le ambizioni nell'anima.
      Ed ecco, nello spazio di mezza giornata, un'altra gualdana, ben pił ricca, ben pił nobile della prima, ascendeva il poggio di Croceferrea per lei.
      Come non sentirsene orgogliosa? E la bianca Getruda guardava, beveva per gli occhi attoniti quelle insolite grandezze, che rispondevano mirabilmente a tutti i suoi sogni ambiziosi; nč pił sapeva spiccarsi da quel nobilissimo cavaliere, che parlava con tanta asseveranza al conte Anselmo, volgendo a lei tante occhiate di desiderio.
      E quel cavaliere non era un conte; non era un duca d'Occidente; era lo stesso fratello dell'imperator di Bisanzio; era nato sui gradini del primo trono del mondo; per una parte toccava all'impero d'Oriente, per l'altra all'impero d'Occidente, come fratello di Basilio e di Teofania, come zio del giovane Ottone. Quali altre grandezze non poteva serbargli il destino? Forse egli stesso, un giorno, avrebbe cinto il diadema imperiale.
      E quel principe di Bisanzio, figlio, fratello d'imperatori, era lą per Getruda di Croceferrea, per lei, povera figlia d'aldioni, ma famosa, ma contrastata, per il dono celeste della sua maravigliosa bellezza. Quale giornata per lei!
      Irritata poc'anzi, avvilita di dover essere sortita in moglie ad un oscuro falciatore, ridotta a non isperare salvezza che dagli artifizi di un povero castellano, ella piaceva al nobil conte Anselmo, al signore di tante castella, preferibile sģ, e di gran lunga, al castellano Rainerio, ma pur sempre marito di Gisla, anch'essa celebrata per grande bellezza, e troppo temibile rivale, quando nel cuore di Anselmo venisse meno l'amore della novitą.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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