- Vedi che ha perso il lume della ragione!
- Lo so, - disse Anselmo; - lo so. Povero vecchio padre!...
E si ritrasse, turbato, lasciando che il pazzo dicesse a quegli altri il resto delle sue verità.
Un suono improvviso di corno venne per grande fortuna a disviare il corso delle sue meditazioni. Il conte Anselmo si affacciò al ciglio del poggio, e vide apparire sulla strada campestre le mute dei suoi cani e lo stuolo dei suoi falconieri.
- Ah, vivaddio, miei fedeli! - gridò egli, come furono tanto vicini da poter sentire la sua voce. - Era tempo che ritornaste!
- Messer conte, - disse il capo dei militi, - noi siamo stati sulla traccia di un cervo, che ci ha fatto girare lungamente, ed anche senza frutto.
- Come! - esclamò Anselmo, - i miei valenti cacciatori si saranno imbattuti in una così nobile preda, e l'avranno lasciata fuggire?
- Pur troppo, messer conte. Tre volte abbiamo sperato di raggiungere quello stupendo animale; tre volte gli abbiamo scagliate le nostre verrette, ma invano; chiedine a Bertrando, che ci ha speso inutilmente i suoi dardi infallibili. Quando il fatto singolare è avvenuto, eravamo al limitare della macchia del Ronco di Maglio. Il cervo evitò il colpo, spiccando un salto prodigioso, e si gittò in una forra. Son così fitti lassù i faggi e gli abeti, che non abbiamo potuto avventurarci le nostre cavalcature. E allora, vedendo che forse ci eravamo già troppo allontanati, abbiam fatto consiglio, e deliberato di cessare la caccia, per ritornare da te.
- Avete fatto bene, - disse il conte, assentendo.
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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1909
pagine 213 |
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Anselmo Anselmo Anselmo Bertrando Ronco Maglio
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